Il labirinto dell’Io

Il labirinto dell’Io

Pareti oscure. Muri di sabbia e sentieri di quercia. Vedevo ogni cosa. All’entrata c’erano i miei sogni, gli obiettivi, i dispiaceri, le soddisfazioni e le speranze. Avanzavo lentamente. Osservavo stagliarsi davanti a me un mare di pensieri indefiniti, contrastanti, convinzioni e morale. 

Si trovava tutto lì! Anche le emozioni; prima quelle ricordate e poi quelle perdute. 

Mi spaventavo nel guardare le paure, ma mi accorgevo che erano solo dei piccoli mattoncini scricchiolanti, inseriti nell’estesa parete del mio essere. 

Ogni suono, odore, visione e sapore spuntava dalle rocce con un colore particolare, mai uguale. Continuavo ad avanzare. L’aria diventava più rarefatta. Il rischio di perdersi era altissimo. Aumentavano i chilometri percorsi, e scoprivo tutte le possibilità insite in me. Alcune erano rimaste allo stato embrionale, altre erano già sbocciate, altre ormai appassite. 

Ad un tratto mi ritrovai davanti ad una porta, ma come aprirla? Pronunciavo il mio nome, ma nulla. Allora dopo ore di vani tentativi, gli donai il mio pianto e lei si spalancò. Dentro c’ero Io. Ma non quell’io che gli altri avevano creduto di conoscere o che io mi illudevo di aver compreso. Vedevo il suo candore, la sua felicità, la sua bellezza. Abbracciai quella dolce creatura e da allora mi accorsi di come il caos inganni l’uomo nel suo cammino. 

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