L’Università nel 2023 – Come si comporta la società moderna

L’Università nel 2023 – Come si comporta la società moderna

Quando parliamo di università solitamente tutti partono con le solite frasi “l’hai scelta, potevi non farla”, “ma l’università non è un lavoro come fai a stressarti così tanto”.

Purtroppo, al giorno d’oggi, andare all’università significa competere per arrivare primi, competere per essere i più bravi del corso, competere per avere 110 e lode altrimenti non sei nessuno. È vero l’università è un percorso che si sceglie, ma, chi l’ha scelta non la vive sempre serenamente.

Questa competizione sta portando giorno dopo giorno, a dover leggere tragiche notizie di suicidi su tutte le testate giornalistiche, che purtroppo, aumentano sempre di più.

Molti genitori non capiscono in che stato mentale si trovino i figli che frequentano l’università e piuttosto che comprenderli, stargli vicino, tendono a mettere ancora più pressioni, a chi di pressioni ne ha già molte. Tendono a rinfacciare i soldi spesi, o tendono a paragonare il percorso di studio dei propri figli con l’amico che ha già finito.

Non parliamo di “accusare” su di chi sia la colpa, ma vogliamo cercare di analizzare tutte le cause possibili, che possono portare ad un gesto così estremo, come il suicidio.

Deludere le aspettative di un genitore, o di sé stesso, può essere difficile da affrontare per qualcuno. La delusione è un’arma potentissima, e se si usano parole dure, piuttosto che di comprensione, il risultato non potrebbe essere differente.

Alcune domande indiscrete come ad esempio: “quanti esami ti mancano?” “ma quando ti laurei?” “ma ancora devi finire? Tutto questo tempo per una laurea, che studi a fare”, possono diventare delle vere e proprie lame. Sentirsi in difetto di fronte ad una società che corre, sentirsi in difetto con sé stessi perché non si è riusciti a fare ciò che si vuole nei tempi prestabiliti, sentirsi dire che studi a fare, quando quella è l’unica cosa che si può fare per raggiungere determinati obiettivi, è solo mortificante. Piuttosto che dire “ma quando ti laurei?” potremmo imparare a dire “non ti preoccupare, ogni percorso universitario è diverso, arriverai ad ottenere ciò che vorrai con i tuoi tempi”.

Nella società moderna non c’è più empatia verso il prossimo, si tende solo a puntare il dito, a giudicare e a deridere chi è più indietro di noi.

Quando arriva la scelta dell’università siamo ancora “piccoli”, il percorso scolastico non fornisce gli strumenti necessari per scegliere consapevolmente il proprio cammino, ecco perché ci sono ancora troppe rinunce, troppi cambi corso, troppi suicidi.

La società è in continua evoluzione, ed i percorsi scolastici dovrebbero adattarsi a questo, in modo tale da fornire finalmente gli strumenti adeguati agli studenti per poter scegliere con consapevolezza. L’università pubblica andrebbe svecchiata, dovrebbero dare a tutti la possibilità di studiare, anche a chi lavora, a chi è mamma o papà, mettendo a disposizione nuovi strumenti come ha fatto durante il covid.

Quest’ultimo, ci ha tolto tanto: la libertà, parenti, amici, conoscenti, la serenità. Ma ci ha anche insegnato qualcosa come imparare a prendersi cura di sé, fare cose che piacciono, lo smart working: uno strumento di comunicazione velocissimo, messo a disposizione di studenti e lavoratori. Le università telematiche hanno questo vantaggio poter seguire le lezioni online, quando e dove si vuole, ma hanno lo svantaggio (per chi non può permetterselo) di avere rate abbastanza alte, e questo è un dato di fatto.

L’università pubblica dovrebbe essere più inclusiva sotto questo punto di vista e non vedere “l’online” come arma del demonio, ormai siamo nel 2023. Dovrebbe permettere a chi è in difficoltà di farsi aiutare, magari aumentando gli sportelli di ascolto gratuiti, in modo tale che ogni studente che ne senta il bisogno possa attingergli, cercando di affrontare il percorso nella maniera più serena possibile.

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