Deepseek: la nuova era IA a guida cinese

Deepseek: la nuova era IA a guida cinese

Il mondo dell’intelligenza artificiale ha recentemente ricevuto un bello schiaffo in faccia dalla Cina, che ancora una volta con passo felpato si dimostra anni avanti i propri competitor: in un settore in cui l’America innova, l’Europa regola e la Cina copia, la strategia del dragone continua a dimostrarsi vincente.

DeepSeek è la creazione di un giovane imprenditore cinese, Liang Wenfeng, che ormai quattro anni fa iniziò un progetto relativo alla creazione di una propria IA che potesse competere con lo strapotere della ormai celeberrima OpenAI; il progetto inizia nel 2021, con applicazioni principalmente in campo finanziario, l’obbiettivo è utilizzare il proprio LLM per guidare le scelte aziendali sul mercato: sono anni duri per Liang, contraddistinti dalla congiuntura negativa del mercato azionario (vedi Covid), che tuttavia si rivela utile ai fini dell’apprendimento per l’IA. Allo stesso modo sfrutta i successi ottenuti in terra americana facendoli propri e raddrizzando il tiro.

Facendo un salto al presente, sembra che questo visionario d’oriente sia riuscito nell’intento, creando un software che rispetto ai competitor ha un vantaggio incredibile: può funzionare senza dipendere necessariamente dai super chip dell’americana Nvidia, il che spiega il crollo in borsa subito dal colosso nella giornata di lunedì 27 gennaio. Questo perché DeepSeek può lavorare con circa il 30% di parametri in meno (i parametri di un modello LLM sono, semplificando brutalmente, il numero di passaggi necessari all’IA per produrre un comando: meno parametri = meno capacità di calcolo ed energia necessari).

La notizia sarebbe di per sé un fatto di cronaca degno del classico caos notiziario della durata di un paio di giorni al massimo, dato che gli addetti ai lavori ben conoscevano la realtà cinese, ma ci sono alcuni spunti interessanti da analizzare.

In primo luogo, gli attori in campo. Fino a pochi giorni fa sembrava che l’IA fosse un settore, se non addirittura un argomento, di esclusiva competenza americana; abbiamo visto tutti i miliardari tech presenti all’insediamento del Presidente Trump, gli annunci per il progetto Stargate che prevede investimenti per 500 miliardi di dollari ed in generale una comunicazione focalizzata su player statunitensi (OpenAI, Microsoft, Nvidia, ecc.). Ci svegliamo invece all’alba del 2025 con una Cina che non solo rincorre ma spaventa grazie ai suoi risultati: analisi di fonti terze, hanno evidenziato come DeepSeek sia stata in grado di pareggiare, se non addirittura battere, le IA più famose in campo matematico e di coding.

In secondo luogo, le tempistiche. Dopo una settimana, dominata dai discorsi del neo-presidente americano, si stava creando una sorta di monopolio giornalistico attorno agli USA, specialmente riguardo i settori tecnologici e la cosa non poteva certo stare bene ai competitor cinesi (qualcuno ha detto soft power?), che hanno quindi deciso di giocare l’asso nella manica, e che asso.

Certo, le notizie e i proclami cinesi vanno sempre presi con le dovute precauzioni ma è singolare vedere come in un settore così determinante per il futuro di tutta l’umanità, perché con buona pace di filosofi, giuristi ed esperti di etica, siamo davanti ad un cambio di paradigma strutturale, le due grandi potenze mondiali non lascino spazio agli avversari per poter monopolizzare la scena e questo mi permette di arrivare al terzo ed ultimo punto: ma in tutto questo, dov’è l’Unione Europea?

L’Europa regola, dicevo in apertura, e questo continua ad essere il nostro principale problema: già a maggio dell’anno scorso, la CdC europea bacchettava l’UE per il poco impegno dimostrato in questo senso; se da una parte infatti veniva annunciata con orgoglio la prima legge in assoluto sull’IA, da lì poi il nulla cosmico, come se un insieme di regole e divieti potessero essere sufficienti a guidare un processo epocale e ad oggi, quasi un anno dopo lì siamo rimasti, con una bella bandierina piantata ai piedi della montagna, mentre gli altri sono quasi in cima.

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