I Balcani una lezione per L’Occidente.

I Balcani una lezione per L’Occidente.

In Europa esiste una zona che ha sempre subito rivolte e guerre, essendo sempre stata soggetta a un maggior numero di modificazioni territoriali nonché politiche, stiamo parlando dei Balcani. L’Occidente ha spesso commesso una serie di errori, finendo con il disinteressarsi di questa area troppo turbolenta che a partire dallo sfaldamento della federazione Jugoslava, è stata teatro di una serie di scontri di natura interetnica, interreligiosa e tribale.

Le democrazie europee in un primo tempo si sono disinteressate a questa zona, finendo per commettere dei grossi errori di valutazione, solo successivamente hanno deciso d’intervenire anche causa dell’impossibilità di risolvere la questione per via diplomatica e dell’incapacità dell’organizzazione delle Nazioni Unite in grado di fornire una soluzione stabile e allo stesso tempo duratura.

L’Onu, ogni qual volta si è assistito allo scoppio di un conflitto è sempre stato sotto il ricatto del vecchio meccanismo di funzionamento nato dopo la guerra fredda. L’utilizzo del veto da parte di uno solo membro permanente del consiglio di sicurezza ha determinato la paralisi del processo decisionale dell’organizzazione internazionale incoraggiando in tempi recenti l’adozione della via all’unilateralismo.

L’inazione dell’Onu ha finito per spingere gli Usa in primis e poi successivamente i paesi dell’Europa occidentale a intervenire in questa regione molto complessa. Il problema principale di questa zona è che essa è costituita da una serie di fratture per dirla in termini politologici, parafrasando il famoso politologo, Rokkan che rendono difficile trovare una soluzione nel breve periodo.

L’area è composta da un crogiuolo di etnie, lingue, religioni differenti che in alcuni periodi hanno convissuto pacificamente ed in altri invece sono stati oggetto di aspri scontri che ancora oggi tendono a ripresentarsi, pensiamo ad esempio al riaccendersi della questione tra i Serbi ed i Kosovari.

Il problema serbo-kosovaro non riguarda solamente una contesa di tipo territoriale legata alla sovranità di uno stato ma affonda le sue radici in un passato mitico nella battaglia di Polje, avvenuta tra le forze cristiane e quelle ottomane. Il ricordo di questa battaglia è ancora oggi vivido tra le coscienze dei serbi e dei kosovari.

I popoli dei Balcani, al pari di quelli appartenenti alla regione medio orientale vivono di miti e di una storia che non tende a passare; tutto ciò finisce per rendere difficile una soluzione pacifica che favorisca una facile convivenza basata sul rispetto e sulla tolleranza.

L’area balcanica è da sempre stata soggetta ad una serie d’influenze da parte delle potenze regionali circostanti che si sono spesso comportate come protettori delle rispettive minoranze religiose ed etniche presenti all’interno del delicato mosaico. La Russia e la Turchia continuano ancora oggi a giocare un ruolo di primo piano nel difficile quadrante, presentandosi come protettori dei serbi e dei kosovari.  

L’Europa ha spesso commesso dei grandi errori, finendo con il disinteressarsi di questa zona che ancora oggi è soggetta al riacutizzarsi di scontri interetnici come quelli attuali tra i serbi ed i kosovari. La presenza delle forze d’interposizione a guida Nato fino a questo momento è riuscita a separare i due contendenti evitando il ripetersi di tragiche esperienze.

L’Europa ha commesso un errore di fondo finendo con l’ignorare tale area oppure disprezzandola, da qui la nascita del termine Balcanizzazione volto a indicare uno scontro cruento tra due o più soggetti.

Il premio nobel albanese, Ismail Kadaré aveva più volte cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica occidentale sulla necessità d’integrare, civilizzare i paesi appartenenti a quell’area in modo da non renderli oggetto di richiamo a miti e leggende che tendono a ritornare.

I popoli non dovrebbero vivere di miti piuttosto collaborare tra loro.           

Autore

  • Joel Terracina

    Ricercatore Istituto Gino Germani ex allievo del master in Global Marketing e Relazioni commerciali internazionali presso l’Università Guglielmo Marconi, autore del project work “La Guerra commerciale tra Usa e Cina e lo spionaggio economico industriale”.

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