Intervista al dirigente Alfonso D’Ambrosio

Intervista al dirigente Alfonso D’Ambrosio

“I docenti di oggi sono troppo legati alla tradizione”. In risposta a tale provocazione, abbiamo intervistato il professor Alfonso D’Ambrosio dirigente dell’Istituto Comprensivo Lozzo Atestino dei Colli Euganei, la scuola di Vo’. Laureato in fisica, ha fatto un dottorato in ingegneria aerospaziale e ha iniziato la sua carriera nell’ambito della ricerca, poi docente e dal 2019 dirigente. Contattarlo è stato molto semplice, è molto attivo sui social, una persona molto comunicativa. Il suo Istituto è sede di una didattica innovativa e multisensoriale.

Didattica innovativa, cosa intende? Didattica innovativa significa ripensare la struttura dello stare in classe: uscire dalla lezione frontale e intraprendere attività didattiche collaborative e cooperative. In questo senso l’innovazione è un atteggiamento in cui il docente non pensa che la sua azione sia definita e chiusa ma costantemente in ascolto e in movimento. Certamente non è acquistando un robottino LEGO che ho risolto i problemi della mia didattica né mi posso definire automaticamente innovativo perché utilizzo questo strumento. Personalmente credo che la prima cosa da fare nelle scuole, sia costruire valore e aggregare le persone attorno a idee e obiettivi. Per primi i docenti poi tutta la comunità scolastica fino alle famiglie. Tra due anni realizzeremo un servizio 0-6 veramente innovativo, nido e infanzia integrati in un edificio in legno con 3 atelier e 3 spazi sezione. Questo progetto nasce da lontano con una serie di visite a scuole modello e si costruisce attraverso un dialogo costante con il territorio per capire le esigenze e le ricchezze e poi da lì iniziare a progettare insieme ascoltando tutti soprattutto le famiglie.

Secondo lei quale è la soluzione per uscire da una didattica statica? Vorrei citare un grande che è mancato questa estate, Ken Robinson, dice esplicitamente che la scuola rischia di uccidere la creatività, il ricco mondo interiore dei ragazzi, i sentimenti e le loro aspirazioni che alla fine soccombono perché imprigionati in una struttura quasi coercitiva. È fondamentale capire se i docenti sono in grado da soli di riuscire a uscire dallo stereotipo di valutare il prodotto e non il processo. Noi tutti siamo figli di una scuola dove un bambino che aveva una buona produzione e prendeva buoni voti sarebbe diventato una persona realizzata nella vita; solo attraverso una formazione specifica ci si libera da queste idee. Il rischio è che anche nelle attività educative più innovative si continui a ragionare con i vecchi schemi, le scuole dovrebbero avere l’opportunità di dotarsi di un nucleo tecnico, come succede nelle aziende per figure professionali specifiche. Nella scuola non possiamo non avere uno psicologo e un pedagogista strutturato che lavora con i docenti, come non possiamo non avere contatti permanenti con il mondo della ricerca e dell’università. Anche l’università dovrebbe aprirsi al mondo della scuola.

Dirigente quanto il suo essere un fisico ha influenzato ed influenza il suo lavoro? Anche Manzi era laureato in biologia, Manzi parlava di “tensione cognitiva” è l’approccio giusto per chi insegna? Vorrei citare una bellissima espressione di Stephen Hawking che dice “il fisico è colui che alza la gonna alla natura per cercare di vedere cosa c’è sotto”. Sia come docente che come dirigente ho mantenuto molto l’atteggiamento mentale tipico della ricerca, la voglia di percorrere strade nuove e anche l’umiltà di capire che le cose sono molto più complicate di quanto sembrano e che noi come sperimentatori abbiamo una visione probabilmente parziale. Un’altra cosa che ho imparato dalla ricerca è la capacità di mobilitare le risorse per un lavoro di squadra. Sono pochissimi i fisici che riescono a disegnare l’Universo su un foglio di carta, la stragrande maggioranza degli scienziati lavora in squadre anche molto numerose stando continuamente in contatto tra di loro.

Pedagogia attiva, un laboratorio continuo, è questo quello cui dovrebbe tendere nelle classi? Lei è uno dei promotori “dell’aula immersiva”, ce ne può parlare? È un processore che consente di trasformare le pareti di un’aula in un grande spazio nel quale immergersi per fruire in questa nuova modalità interattiva e immersiva di contenuti didattici. L’insegnante porterà la classe nell’aula, proietterà i percorsi didattici scelti, con immagini che diventano tridimensionali, in movimento, e le pareti diventeranno touchscreen e potranno essere usate per attività interattive. l’insegnante avrà la possibilità di spiegare il mare, o il sistema solare, o l’antico Egitto con una tecnologia che permette di interagire con il contenuto, per stimolare la curiosità. Con l’aula immersiva diventa più semplice coinvolgere emotivamente la classe e recuperare chi ha difficoltà di attenzione o di apprendimento. Altro nostro progetto è la nostra Future classroom, un ambiente completamente in legno in uno spazio di 80 metri quadri, al cui interno abbiamo messo una classe scomposta, Montessori, la scuola senza zaino e la scuola all’aperto. Vi è un angolo sperimentazione con piante e sedute morbide e un angolo video. È un progetto di polistudio, un progetto di oltre 50.000 euro, che ogni bambino e bambina merita di avere, perché tutti meritano una scuola migliore. Sarà un luogo di cura, in cui al centro ci sarà il bambino e le sue relazioni con l’ambiente. Un ambiente a basso impatto digitale, ma di grande valore esperienziale.

Altra importante iniziativa nella sua scuola la valutazione narrativa…ce ne può parlare? Da due anni sperimentiamo la valutazione narrativa, formativa senza voto nella scuola secondaria di primo grado. Il collegio docenti ha deciso di scrivere una lettera ad ogni studente due volte l’anno. In ogni lettera sono chiamati per nome: Cara Noemi, Caro Marco… Ne condivido una per far capire di cosa consiste:

Cara Anna,
fino a questo punto dell’anno scolastico hai dimostrato il tuo valore, soprattutto nelle discipline artistiche. Abbiamo notato dei progressi nelle tue capacità di organizzare il lavoro con i compagni, sei davvero un leader positiva, anche se ci sono ancora delle difficoltà nell’utilizzare a meglio tutte le informazioni apprese e nello studio di tutte le discipline. Ti suggeriamo di non lasciarti distrarre dai compagni, anche se capiamo che non è facile, specie per la tua grande capacità di coinvolgere gli altri. Così facendo siamo certi che avrai dei risultati eccellenti. Non ti scoraggiare e cerca di fare del tuo meglio, sai che anche in matematica e in scienze c’è tanta arte e bellezza? Quella che piace a te. Le relazioni con i compagni e gli insegnanti sono state positive e riesci ad esprimere il tuo punto di vista rispettando l’opinione altrui. Ti consigliamo di rivolgerti agli insegnanti di italiano e tedesco per aiutarti a migliorare e a superare le difficoltà, non preoccuparti siamo qui per aiutarti. Per quanto riguarda le percussioni, stai dimostrando un interesse sempre maggiore ed infatti il profitto è molto soddisfacente, a lezione sei sempre preparata e ciò dimostra che nel lavoro a casa hai raggiunto autonomia e un buon metodo di studio. Continua così, i tuoi insegnanti!

La sperimentazione in atto invece nella scuola di Vo’, prova a dare un taglio diverso alla cultura della valutazione.

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