Pochi respiri per star bene – piccole pratiche di consapevolezza per la scuola

Pochi respiri per star bene – piccole pratiche di consapevolezza per la scuola

La mindfulness è una pratica ormai arcinota che consiste nel prestare attenzione al momento presente, in modo non giudicante e con accettazione. Essa ha dimostrato di avere numerosi benefici per la salute fisica e mentale, come ridurre lo stress, l’ansia, la depressione, il dolore (Jon Kabat-Zinn). La grande facilità di pratica, l’economicità ed i benefici la stanno sempre più rendendo “una moda”, al pari dello Yoga e delle discipline più “pop”.

La mindfulness può essere praticata in ogni età e davvero da tutti, ma può essere particolarmente utile con gli adolescenti, una fascia di età caratterizzata da grandi cambiamenti, sfide e pressioni emotive. In occidente, in particolare, l’adolescenza rappresenta un momento di profonda transizione; è il momento in cui l’individuo oscilla ancora tra fanciullo e adulto; non è poi così raro osservare in un adolescente un moto di ribellione verso i genitori e poco dopo domandare coccole ed affetto.

In questo contesto, la mindfulness può aiutare a stabilizzare un’interiorità psichica per sua natura in continuo movimento, piena di dubbi e di impeti travolgenti.

Con il termine “regolazione emotiva” si intende spesso, nel comune interloquire ma in particolare parlando degli adolescenti, una sorta di acquisita “maturità” (non senza orgoglio da parte dei genitori), magari affibbiata prima di un tempo in cui sarebbe normale essere considerati maturi.  In realtà la definizione è ben più complessa. La regolazione emotiva difatti non è solo la capacità di avvertire e dosare correttamente le azioni in base alle proprie emozioni, ma anche la capacità di tornare ad avere il controllo opportuno dopo un forte stress o dopo uno stato emotivo troppo forte per averne ragione.

Tutti alle volte siamo disregolati, alcuni ed alcuni in dati periodi della vita un po’ di più.

Per questi motivi, sempre più scuole in Europa ed in America stanno introducendo programmi Mindfulness nella loro offerta formativa, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’intelligenza emotiva degli studenti e fornire loro un arsenale maggiore di strumenti per affrontare la vita. Ve ne sono di vari tipi e la sperimentazione in merito è viva e molto fervente.

Questi programmi sono da intendersi come una vera e propria attività didattica, come un’opportunità di arricchimento personale e collettivo, che si integra con le altre discipline e le altre esperienze scolastiche. Alcuni programmi Mindfulness prevedono del tempo settimanale di pratica formale, guidata da un insegnante qualificato, in cui gli studenti imparano e sperimentano le tecniche di mindfulness, e tanti piccoli momenti di consapevolezza, distribuiti lungo la giornata, in cui gli studenti applicano la mindfulness alle situazioni quotidiane. Alcuni esempi sono pochi istanti di consapevolezza prima di iniziare a mangiare, prima di iniziare una lezione, quando la si finisce, prima di uscire, magari cinque minuti di respiro consapevole prima dell’inizio della giornata o di una verifica.

La comunità scientifica mostra da circa cinquant’anni, dall’avvento dei protocolli per combattere il dolore di Jon Kabat-Zinn, grande entusiasmo per i risultati ottenuti. Nelle scuole in particolare si è assistito ad un clima migliore, alla riduzione dei costi interni per la gestione della disciplina, ad una riduzione dell’assenteismo e a maggiore collaborazione tra studenti. Gli stessi studenti hanno dimostrato di gradire, riportando spesso di aver trovato le attività utili, interessanti, a volte divertenti e rilassanti. Alcuni studenti hanno dichiarato di aver continuato a praticare la mindfulness anche al di fuori della scuola, a casa, con gli amici. Questi dati e affermazioni sono facilmente riscontrabili in ampia letteratura di genere.

In conclusione, tali e tanti sono i programmi e gli studi pilota attivi in campo, che sembra impossibile continuare a non accarezzare l’idea che l’igiene mentale vada accudita premurosamente da subito ed a tutti i livelli scolastici, non solo per il benessere dei ragazzi ma anche per quello del corpo docente. Corpo docente che viene ormai considerato a pieno titolo come vittima di stress usurante, che spesso domanda sì aiuto per sé, ma anche di poter essere messo nelle condizioni migliori di fornire una didattica forte ed efficace ai propri discenti, magari apprendendo esso stesso abilità ancora oggi purtroppo ritenute “non convenzionali”.

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