Amore materialista o amore idealista?

Amore materialista o amore idealista?

L’amore da sempre è uno dei sentimenti più complessi da definire.

L’etimologia stessa della parola ci parla di radici profonde e ambivalenti: amore deriva dal latino amor, collegato al verbo amare, che in origine indicava un desiderio vitale, un impulso affettivo ma anche corporeo. Non a caso, già in epoca classica, l’amore oscillava tra l’eros (passione, attrazione) e l’agape (dedizione disinteressata) tra ciò che si prendeva e ciò che si offriva.

Nel tempo, si sono delineate due visioni opposte ma complementari: da una parte l’amore idealista, fondato su emozioni pure, valori romantici e ideali di connessione autentica, capace di resistere alle prove del tempo, delle difficoltà e persino della logica. È l’amore che basta, che crede nella forza del sentimento a prescindere da tutto.

Dall’altra parte, l’amore materialista riconosce, o forse accetta, che il sentimento per sopravvivere debba poggiare anche su basi pratiche: stabilità economica, compatibilità sociale, obiettivi condivisi e status. È una visione che non rinnega l’emozione, ma la incasella in un sistema di garanzie e aspettative più concrete.

Non riusciamo più a guardare una rom-com senza aspettarci un dramma improvviso, una malattia terminale, una morte che arriva a rovinare tutto. L’amore non è più evasione, ma un’ansia mascherata da lieto fine. Oggi, queste due visioni spesso si intrecciano e si scontrano.

Cosa succede quando cominciamo a calcolare il valore dell’amore? Quando la scelta del partner diventa un equilibrio fra emozione e convenienza?

È questa la domanda scomoda, ma necessaria, da porsi, anche l’amore può essere ottimizzato, venduto o selezionato in base a criteri misurabili, la tensione tra questi due modi di amare è più viva che mai. Il film Material Love di Céline Song, ci costringe a riflettere su questo dilemma. Il film racconta la storia di Lucy, una matchmaker che vende l’amore come un prodotto di lusso, valutandolo in termini di status, reddito e compatibilità sociale. Ma la vita reale, con le sue imperfezioni, si fa strada nelle sue certezze, portando a galla il conflitto tra ciò che desideriamo e ciò che possiamo davvero avere.

Il capitalismo ha capitalizzato anche l’amore, ma quanto siamo davvero convinti che amarsi basta in una relazione?

Il messaggio è chiaro: oggi l’amore non basta più. Non nella sua forma pura, idealistica, immateriale. Il film non assolve né condanna, ma invita a riflettere. Come reagiamo quando una persona ci ama, ma non ha nulla da offrirci se non sé stessa? Quanto spazio lasciamo al sentimento, e quanto invece al piano, alla stabilità, al “futuro”?

Material Love non è il film che ti fa sognare il principe azzurro. È quello che ti ricorda che, nel mondo reale, l’amore è complicato, condizionato, stratificato. E che, forse, amarsi non basta più. Ma forse, come nella matematica, di cui il film è pieno di metafore, l’amore non ha bisogno di una soluzione, quanto della volontà di continuare a cercarla.

In un mondo che ci chiede sempre di più in termini di risultati, di concretezza, di stabilità forse anche l’amore ha bisogno di un piano. Ma resta la speranza, per quanto flebile, che qualcosa di puro possa ancora esistere, anche senza interessi. Forse non esiste una risposta definitiva. Forse l’amore cosa desideriamo, il secondo ci costringe a fare i conti con ciò che possiamo permetterci.

L’amore, dopotutto, è tanta emozione quanto decisione, tanto slancio quanto equilibrio. Possiamo davvero amare senza condizioni, oppure anche l’amore ha un prezzo? Ma piuttosto: a quale prezzo siamo disposti ad amare, davvero qualcuno, incluso noi stessi?

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