James Senese – Il suono che veniva dal mare
- Novembre 03, 2025
- di
- Massimiliano Lostumbo
C’era una volta un ragazzo di Napoli che non somigliava a nessun altro. Aveva la pelle scura, occhi pieni di domande e un sax che non lo lasciava mai. Si chiamava James, ma il suo nome vero era in un suono, quello del respiro dentro un tubo di ottone, caldo come un abbraccio e ruvido come un vicolo di notte.
James Senese non imparò la musica nei conservatori, la imparò per strada. tra i rumori, le voci, le finestre aperte e le bestemmie in dialetto. Ogni nota che soffiava era un pezzo di quella città che lo aveva cresciuto e ferito allo stesso tempo. Napoli gli stava addosso come una madre che urla e ti stringe, che ti fa piangere e poi ti offre un piatto di pasta.
Era figlio di un soldato afroamericano e di una donna napoletana, due mondi lontani che si erano incontrati per caso, lasciandogli in eredità una musica che non aveva confini. Forse fu proprio da lì che nacque quel suono unico, impastato di dolore e speranza, di rabbia e di amore.
Con i suoi compagni dei Napoli Centrale, James portò il jazz nei vicoli, il funk nei mercati, l’anima nei bar rumorosi. Cantava la dignità degli ultimi, di quelli che non fanno rumore ma tengono in piedi il mondo. La sua musica era vera, sporca, onesta. Non cercava di essere perfetta cercava di essere viva.
E poi c’era Pino Daniele. Quando si incontrarono, sembrò che il mare avesse trovato il suo vento. La voce di Pino parlava come il mare, il sax di James rispondeva come il vento. Due ferite che si riconoscevano, due solitudini che diventavano luce. Insieme suonavano Napoli, quella vera, quella che ride e piange nello stesso istante.
Il bello di James era che non cercava mai l’applauso. Gli bastava il respiro. Quello che esce dal petto e passa nel sax, quello che vibra tra le labbra e si trasforma in verità. Ogni volta che suonava, sembrava dire: “Io ci sono, anche se il mondo non sempre mi vede. Io ci sono e vi amo lo stesso.”
Chi lo ha sentito dal vivo lo sa, non c’erano effetti speciali, solo un uomo e il suo fiato. Ma bastava una nota per far vibrare l’aria. E in quel momento tutto diventava semplice: il dolore, la solitudine, la gioia, la città. Tutto si scioglieva in quel suono che sembrava venire dal mare.
James Senese non ha mai voluto essere un mito. È stato un uomo con il sax al posto del cuore. Uno che non suonava per apparire, ma per restare. Perché certe note non muoiono mai, restano sospese nell’aria, nei ricordi, nelle notti di chi ancora crede che la musica possa cambiare qualcosa.
E forse, da qualche parte lassù, James sta ancora suonando. Magari accanto a Pino, con un sorriso appena accennato e quel suo modo di far parlare il sax come se fosse un vecchio amico. E noi, qui sotto, continuiamo ad ascoltare. Perché certe voci, anche quando tacciono, continuano a suonare dentro di noi.






