
L’Odissea del bagnoschiuma (monologo)
- Agosto 04, 2025
- di
- Massimiliano Lostumbo
(Luci soffuse. Un uomo entra in scena con una busta della spesa in mano. Si ferma al centro del palco, la posa con un sospiro. Sguardo verso il pubblico, prende fiato come se stesse per raccontare un trauma.)
Eh… il supermercato.
(Pausa drammatica.)
Sembra facile. Vai, prendi quello che serve, paghi, torni. Semplice, no? Ma no. Non se la lista della spesa te la manda tua moglie su WhatsApp.
Perché quella lista… è come l’Odissea. Una miriade di prodotti in ordine sparso. Un’epopea dove l’eroe, cioè io, vaga per ore tra corsie piene di trappole.
Il Viaggio dell’Eroe con tutte le sue tappe. Solo che invece di Polifemo… ho il banco dei surgelati. Controllo le scadenze, prendo sempre le scatole dietro alla prima: “Così sei sicuro che non siano mai cadute”, mi sembra di sentirla.
Ormai ho un addestramento militare, distinguo una banana buona da una con l’anima marcia. Infatti, lei mi scrive “banane buone”. Sottinteso: “stavolta non sbagliare”.
(Si guarda attorno, come se fosse al supermercato. Sguardo ansioso. Poi sospira.)
Arrivo alle casse, stremato. Faccio il check finale, il classico controllino col dito sullo schermo.
Avanzo poi torno indietro… PAM! Come un colpo di scena alla fine del secondo atto: (sillabando)
bagnoschiuma.
‘Sono sicuro che prima non c’era!’ – Cerco una scusa. Troppo banale.
Diciamo che ero troppo concentrato su tonno, latte, yogurt… e la sacra arte del declinare qualsivoglia degustazione.
“Vuol provare il nostro caffè?” – “No grazie, sarebbe il quinto oggi.”
“Assaggi la nostra mortadella di cinghiale!” – “No grazie, ho ancora in bocca il gusto del mio quinto caffè.”
Senza divagare: devo tornare indietro. Reparto profumeria.
(Si muove con lentezza verso un immaginario scaffale.)
Eccolo. Lo scaffale dei bagnoschiuma. Un muro di flaconi, colori, profumi, nomi evocativi.
Una giungla di plastica brillante, con etichette che sembrano gridare più forte del vicino: “scegli me!” Un campo di battaglia di marketing, dove ogni bottiglia lotta per convincerti che cambierà la tua vita sotto la doccia.
Leggo. E mi perdo.
Olio di Argan e Burro di Cacao. Fiori di Tiarè e Tè Verde.
Vaniglia e Zenzero del Madagascar.
Ma il vero delirio… sta nelle descrizioni. “Rilassante.”
“Rivitalizzante.” “Tonificante.” “Emolliente.” “Energizzante.” “Idratante.”
(Fissa il pubblico, occhi sbarrati, tono della voce lievemente isterico.) Ma che è, un bagnoschiuma o ‘no psicologo sotto la doccia? (Passeggia e cambia il tono della voce in suadente.)
Mi immagino la riunione di marketing, sala briefing, caos generale. “Signori, vendite in calo. Dobbiamo reinventare il concetto di doccia!”
E uno, il più convinto si alza e dice: “facciamo il bagnoschiuma emozionale. Non deve solo pulire, deve risolvere l’ansia da traffico, la pelle secca e la crisi esistenziale!” – e la pace ner monno, no? Studi, teste pensanti, mi viene in mente il proverbio che dice sempre un mio amico siculo:
“Più longa è la pinsata, cchiù grossa è la minchiata.”
Ecco. Questa è una (voce fantozziana) minchiata di dimensioni bibliche.
(Gira in tondo, come se cercasse un’uscita.)
Io sono lì che scelgo riflettendo:
‘Sono stanco, faccio fatica ad alzarmi la mattina, prendo quello rivitalizzante.’
Poi vedo mia moglie nella mia mente: ‘Ma che hai preso, questo mi secca la pelle!’ Cambio. Ne prendo uno emolliente.
Allora mi immagino mio figlio adolescente: ‘A pa’, ma con ‘sta profumazione, in palestra mi perculano per un mese!”. Panico.
Alla fine, prendo il più anonimo: arancia e cannella. C’è scritto solo: “Fresco.”
E lì capisco che ho trovato il mio complice. Non promette niente. Non giudica. Lava e tace.
(Torna al centro. Guarda il pubblico. Voce bassa, solenne.)
E mentre mi avvio alle casse, dopo 45 minuti persi in una guerra interiore tra burro di karité e latte di mandorla, mi rendo conto di una cosa: in fondo, la vera funzione del bagnoschiuma è quella di metterci alla prova. È un test. Di pazienza, di identità, di astuzia e di equilibrio familiare.
E io oggi, forse, l’ho superato.
O forse no. Dipende da come reagirà mia moglie all’arancia e cannella.
(Esce di scena.)