Il sogno nel cassetto

Il sogno nel cassetto

Luglio 1994: ero diplomata! Finalmente il percorso al Liceo Scientifico era terminato e guardavo con speranza verso il futuro. I miei genitori mi dissero che non se la sentivano di mandarmi a Padova a studiare Psicologia, la mia grande passione da diversi anni. Con rammarico, ma anche piena di entusiasmo, mi iscrissi alla Facoltà di Scienze Geologiche dell’Università Statale di Milano. La materia mi piaceva, studiare la geologia mi piaceva, ma facevo fatica. Spesso a lezione perdevo la concentrazione. Il lavoro a casa, quindi, era più impegnativo, perché lo studio era quasi tutto in autonomia. Dopo qualche anno, abbandonai l’Università, non terminando il percorso iniziato.

Sono trascorsi diversi anni da allora. Ho trovato lavoro, mi sono sposata, ho avuto due figlie. La passione per la Psicologia, però, non è passata. È rimasta come un sogno in un cassetto.

Durante il lockdown, per cercare di elaborare il lutto per la morte di mio padre deceduto per COVID, frequentai diversi corsi, tutti online, sia per lavoro che per hobby. In quei mesi, sulla scia della scuola che si era organizzata con la didattica digitale, molti enti si erano rinnovati con i corsi FAD, Formazione a Distanza, per permettere a chiunque disponesse di una connessione ad internet di frequentarli. Mi resi subito conto di una cosa importantissima: l’ipoacusia di cui soffro fin da bambina era la causa della mia disattenzione a scuola e all’università. Seguire i corsi con le cuffie alle orecchie mi aveva resa consapevole che il calo di udito non mi permetteva quell’apprendimento che, invece, stavo sperimentando con successo. A scuola mi distraevo perché non sentivo bene. Facevo fatica a seguire il discorso e, quindi, dopo qualche minuto, la mia attenzione diminuiva. È facile rendersi conto quando non si vede bene, più difficile, invece, capire di non sentire come gli altri. Oltre a questo, portare gli occhiali è ormai “di moda”, mentre le protesi alle orecchie sono un tabù. In quei mesi, la mia voglia di sapere mi faceva immagazzinare nozioni e dati con facilità e più seguivo corsi, più la voglia di studiare aumentava.

A gennaio 2022, con coraggio, ho riaperto quel cassetto di sogni che quasi tutti abbiamo, sperando di trovare la Psicologia ancora lì ad aspettarmi. Non se ne era andata! Dopo quasi 30 anni era esattamente lì, come il primo giorno. Feci una ricerca minuziosa tra le Università Digitali. Non conoscevo le telematiche, se non “per sentito dire”. UniMarconi mi fece da subito un’ottima impressione per l’organizzazione e la serietà. Guardai il piano di studi e i programmi delle materie, apprezzando la parte scientifica della materia; cercai opinioni tra gli studenti già iscritti per capire se avrei potuto conciliare lo studio con il lavoro e la famiglia; valutai molto attentamente la credibilità di questo Ateneo: non ero alla ricerca di una strada facile, ma di un percorso formativo serio e affidabile. Il 5 aprile 2022 ricevetti una mail importante: ero ufficialmente una studentessa in Scienze e Tecniche Psicologiche dell’Università Guglielmo Marconi.

È trascorso poco più di un anno da quel momento. Mai mi sono pentita della scelta fatta, nonostante la fatica necessaria per studiare dopo così tanti anni dal diploma: le difficoltà per alcune materie, le serate in pianti di ansia prima degli esami, le rinunce a partecipare a feste, pranzi o cene perché lo studio viene sempre prima del divertimento. Le mie figlie e mio marito sono i miei più grandi fans ed è anche grazie a loro che supero i momenti di crisi.

Non ho ancora ben chiaro dove mi porterà questo percorso, se rimarrà una rivincita verso il passato oppure se caratterizzerà il mio futuro lavorativo. Sono certa che nel presente mi sento più ricca, più consapevole delle mie potenzialità e orgogliosa di essermi rimessa in gioco. L’augurio che faccio a me stessa è di festeggiare i miei 50 anni con la corona di alloro in testa e la pergamena di Laurea tra le mani. Sarà emozionante alzare al cielo la tesi e dedicarla al mio caro papà!

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