Come fiumi in piena

Come fiumi in piena

Una vita con le emozioni

“Emozione” dal latino classico emovère cioè rimuovere, scuotere. Partiamo da qui, dal significato primo del termine emozione: scuotere. Ad oggi, le persone di cui ci fidiamo di più, tra cui psicologi ed educatori, non di rado ci dicono di imparare a riconoscere le nostre emozioni per poi incanalarle, metterle ognuna nel suo cassetto – in pratica di saperle gestire.

Ora, quando da piccoli lanciavamo i sassi rompendo la superficie calma e piatta dell’acqua, ci aspettavamo di vedere le onde che la caduta del sasso avrebbe portato. Così come quando ci scivola dalle mani una tazzina di vetro, l’effetto è semplice, si rompe. Con le emozioni vale la stessa regola della fisica; quando sono fuori dalla porta non ci pensano affatto all’opzione di bussare, la rompono a calci ed entrano in sala cariche come un fiume in piena, portandosi sulle spalle ognuna il suo messaggio. Il rischio di consigliare ai più piccoli, o ai più fragili – come a chiunque – di imparare a gestire le emozioni, o peggio ancora strutturare un vero e proprio lavoro per far sì che questo avvenga, è molto rischioso a mio parere. Un sentire che viene da dentro è nato per esplodere, e vale per tutte le emozioni, se proviamo gioia, che gioia sia! E lo stesso per le emozioni quali tristezza e rabbia; a quest’ultima spesso si associa addirittura la vivacità del colore rosso, e che rosso sia!

Il filosofo Simon May nel suo saggio Carino! spiega con i fiocchi cosa accade se lasciamo che il nostro aspetto sia sempre adorabile (altra tendenza dei nostri tempi che va a braccetto con l’idea di performance). Lo studioso scrive di un’inquietudine provocata dal senso dell’essere adorabile che trovo estremamente affascinante: di fatto, siamo biologicamente tutti molto simili, e proprio grazie al nostro vissuto emotivo ci attribuiamo delle caratteristiche che ci portano ad essere così come siamo. Questo discorso supera l’idea di “carinitudine” che è sempre molto più facile da pensare, molto più appetibile tra le tante portate che troviamo sul tavolo delle esperienze. La fatica di essere puri nell’emozione è senza alcun dubbio una strada tortuosa, quasi un’abitudine che va sempre allenata per evitare di ricadere nel loop della gestione, della tenuta in catene di un’emozione che esplode. E per puri intendo quando siamo gioiosi, il bello è di essere profondamente gioiosi; quando siamo tristi, sinceramente tristi…e così anche per rabbia, disgusto e paura.

Oggi, allora, proviamo a cambiare strada, diciamo ai pazienti o agli alunni di viverle appieno le loro emozioni, non tanto di gestirle, ché se inscenano uno spettacolo in cui l’attore è la rabbia, dietro la maschera non c’è niente di diverso dal perché di quell’esplosione. La sollecitazione è, da parte degli esperti, ad andare al perché dei comportamenti emotivi, l’emozione in sé è solo da lasciar accadere, non costituisce l’origine della materia da studiare. Il lavoro da fare è sul perché – mi riferisco anche alla cronaca – accadano episodi di rabbia così focosi e incontrollabili, non tanto sul come gestire il fuoco quando lo si ha tra le mani, e brucia.

Se il messaggio l’hai colto, allora buon viaggio sulla tortuosa strada della fatica nel vivere insieme alla tua emozione che provi ora, mentre leggi, e ti sfugge dalle mani. Che ora già può essere mutata, che tra poco sarà ancora diversa…benvenuto/a nell’energia delle emozioni!

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