Una sconfitta che sa di futuro: Perché Jannik Sinner è una speranza di unità

Una sconfitta che sa di futuro: Perché Jannik Sinner è una speranza di unità

È il 27 febbraio del 1988. Miguel Bosè e Gabriella Carlucci stanno presentando la finale della 38esima edizione del Festival di Sanremo, in diretta dal teatro Ariston.

A migliaia di chilometri di distanza, in Canada, un altro pezzo di Italia, senza microfono e orchestra ma con gli scii ai piedi, sta facendo sognare un paese intero. Alberto Tomba riesce in quello che nessuno aveva mai tentato: fermare il festival della canzone italiana.

La finalissima, infatti, viene interrotta per seguire lo Slalom Speciale delle Olimpiadi invernali, che lo sciatore romagnolo porta a casa appendendosi la medaglia d’oro al collo.

Applaudono tutti, dai divani ai seggiolini dell’Ariston. Il paese si unisce in nome di un fuoriclasse che, per una volta, non ha a che fare con il calcio.

È successo solo altre pochissime volte che il paese si sia fermato in nome di un grande campione dello sport, continuando ad escludere ovviamente il calcio.

Ci sono riusciti Marco Pantani e la sua bandana da gettare al vento prima della scalata al Tour De France e Valentino Rossi, capace di tingere di giallo tutto il mondo partendo dalla microscopica Tavullia, in provincia di Pesaro e Urbino.

E oggi, Jannik Sinner. Il fenomeno di San Candido è riuscito dove gli altri hanno fallito, pur restando a bocca asciutta nella finale di Torino. La sua è stata una sconfitta dolorosa sì, ma con il gusto del futuro. Il marziano Djokovic è ancora altra cosa, ma il mondo del tennis adesso può essere ai suoi piedi, considerando che la sua carta di identità dice 2001.

Il titolo che ha già conquistato, però, è tutto italiano e appartiene alla narrazione di cui si faceva cenno prima: l’empatia con il grande pubblico che, per una lunga settimana, si è fermato dinanzi alla tv per ammirare la sua cavalcata pur non sapendo se il tennis si giochi con la racchetta o con il mestolo da cucina.

L’Olimpo del tennis sembra essere già apparecchiato, ma intanto Jannik ha unito tutti. Di questi tempi non è poco e da una grande speranza.

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