Comandante, le scelte fanno la persona

Comandante, le scelte fanno la persona

In questo periodo dove nelle nostre case si sente parlare dei conflitti bellici nell’Europa orientale, esce nelle sale cinematografiche italiane il film “COMANDANTE “. Interpretato da Francesco Favino nelle vesti del Capitano Todaro.

Il Capitano Salvatore Todaro della Regia Marina Militare, protagonista nel film, si distingue grazie al suo credere con fortezza ai valori millenari, che si tramandano nell’ambiente marinaresco. Leggi non scritte degli uomini di mare, lo spingono ad azioni che potrebbero definirsi d’insubordinazione, trovandosi in un contesto storico nel quale sarebbe doveroso seguire la legge di guerra.

Nelle sale cinematografiche Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi, ripercorrono il momento in cui il Capitano Todaro con il suo equipaggio di giovani marinai, vengono inviati nell’Oceano Atlantico ad affondare le navi nemiche.

Questa sorte spetterà ad una nave mercantile la “Kabalo” battente bandiera belga, in quel momento il Belgio era neutrale. Che trasportava materiale bellico per l’Inghilterra. (Poco dopo si vedrà l’entrata in guerra del Belgio alleato dell’Inghilterra).

Correva il 1940 ed il mondo era scosso da una lunga guerra che impegnava gli Stati su più fronti. Al Capitano Todaro sul sommergibile “CAPPELLINI” spettava il fronte marittimo, nelle profondità dell’oceano. Un tipo di controffensiva poco conosciuta, operatori del mare che silenziosi schivano le difficoltà della guerra senza avere tempo di portare gli onori al commilitone che si sacrifica per dare la possibilità agli altri di proseguire nella missione assegnatagli.

Pensando alle atrocità che la guerra pone davanti agli occhi di tutti, tramite i mezzi d’informazione. La particolarità in questo film, si manifesta nella scelta del Capitano Todaro in prima battuta nel trainare i naufraghi del mercantile belga sulla loro scialuppa.  In emersione, manovra che espone il sommergibile a probabili attacchi aerei. L’operatività di un sottomarino nella maggiore parte del tempo si svolge nelle profondità del mare. Questo evidenzia come sia necessaria la sua invisibilità all’occhio umano. L’emersione è nella maggior parte delle volte possibile quando la notte protegge, veste del mantello dell’invisibilità, il sommergibile che cerca di respirare.

Tornando all’operato del Capitano Todaro, in un secondo momento a causa dell’imprevedibilità degli eventi atmosferici decide di fare salire a bordo i naufraghi, utilizzando la falsa torretta. Rendendosi così ancora più improbabile la possibilità di fuga in caso di attacchi. I sommergibili sono strutture a tenuta stagna, progettati per reggere la pressione dell’acqua. Ma la falsa torretta in questo specifico caso sarebbe stata l’unica parte del sottomarino che si sarebbe riempita d’acqua, senza lasciare scampo ai malcapitati che cercavano rifugio dalle insidie della stessa.

Andando contro le regole imposte dall’Asse, trovandosi in diverse difficoltà nella coabitazione dell’equipaggio e dei naufraghi in posti angusti, si vengono a delineare differenti scenari che mettono in evidenza la particolarità del mezzo, che a volte sembra una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Può bastare un piccolo principio di follia di una persona poco equilibrata per trovarsi in serie difficoltà. Si scopre come l’importanza dell’equilibrio nell’equipaggio sia lo slancio per la riuscita del “CAPPELLINI”.

Ogni momento nel film è stato pensato ed armonizzato con perfezione, valorizzando la componente persona, accendendo le sfumature sulle differenze culturali degli stessi componenti. Italiani certo, ma con un visibile bagaglio personale che li spingeva a vivere nelle proprie abitudini o con i propri momenti di immolazione per la causa.  Inoltre, si evidenziano i valori fondanti degli uomini di mare. Quel rispetto che accomuna l’uomo che solca il mare, rendendo possibile l’impossibile in nome dello spirito marinaresco.

La componente umana cuore pulsante del sommergibile “CAPPELLINI” rappresentata dal nobile comportamento del Capitano Todaro mette in evidenza come a volte bisogna uscire dagli schemi imposti seguendo i valori che si portano dentro. Quel senso di moralità che accomuna ogni persona che si può incontrare, anche quando tutto sembra impossibile. Facendo la scelta più giusta non quella migliore, sapendo che non si avrà un ritorno, se non la comprensione di avere svolto il proprio compito con coscienza, in un oceano in fermento.

Nel periodo storico in cui viviamo, questo film può spingere a profonde riflessioni su come sia importante scegliere con condizione di causa, in base a valori morali, quelli che ci rendono umani senza dimenticarci citando il film: “Saremo anche in guerra ma siamo esseri umani”. Una semplice frase che nasconde le qualità più importanti che ci contraddistinguono, ossia il ragionamento e la valutazione delle situazioni con l’adeguata quantità di comprensione.

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