Demopatia

Demopatia

Le democrazie odierne sono attraversate da una fase di crisi perenne che è conosciuta come una vera e propria malattia che ha finito per corroderle dal loro interno. Quest’osservazione è stata fatta da Luigi de Gregorio nella sua opera, “Demopatia, sintomi e diagnosi, terapie del malessere democratico”.

De Gregorio, che è docente di comunicazione pubblica e politica presso l’Università della Tuscia di Viterbo, passa in rassegna le cause del fenomeno arrivando a compiere una vera e propria diagnosi, proponendo allo stesso tempo una cura al pari del medico che somministra una terapia al paziente malato.

I sintomi di questa malattia sono caratterizzati dall’insoddisfazione di alcuni ceti nei confronti dei governanti incapaci di controllare il fenomeno della globalizzazione con tutte le conseguenze sul piano sociale ed economico.

In buona parte dei paesi occidentali, si è riscontrata la fine del ceto medio e l’allargamento del divario tra la classe abbiente e quella meno ricca, l’ascensore sociale è fermo da molti anni.

Questo fenomeno socio economico ha fatto scivolare il corpo elettorale verso una classe dirigente che ha saputo far presa sulle paure del popolo, promettendo le risoluzioni dei problemi attraverso l’utilizzo di ricette che la storia già aveva condannato nel passato.

Si è giocato più volte con le paure e le speranze della gente. La distribuzione del benessere non è stata realizzata, da qui l’insoddisfazione del popolo nei confronti dell’élite politica e il suo scivolamento verso forme di populismo che hanno colpito tutti i regimi democratici.

Parafrasando Hobbes, si è arrivati ad una guerra di tutti contro tutti per una spartizione delle poche risorse esistenti, si pensi ad esempio alla polverizzazione del welfare state. Tutto ciò è stato causato dalla transizione da una società moderna ad una postmoderna, individualistica, narcisistica, alla continua ricerca del piacere.

Questa fase di passaggio ha avuto degli effetti dirompenti sul sistema politico e sulla qualità della democrazia stessa che è andata peggiorando. Si noti infatti anche l’utilizzo di un certo linguaggio adottato nei talk show televisivi che è finito per essere stato adottato ovunque, la politica ha finito con il perdere il carattere pedagogico che essa aveva. 

Il permanere delle condizioni d’incertezza nel quadro socio economico ha finito per riverberarsi anche all’interno del sistema politico che si è tradotto nel calo della partecipazione elettorale, in alcuni casi nel continuo ricorso all’utilizzo delle urne ed infine nella perdita di consenso dei partiti tradizionali che sono stati soppiantati dalle forze antisistema.

È opportuno ricordare che le forze non tradizionali nei paesi caratterizzati da una democrazia forte hanno finito per accettare le regole del gioco. L’elettorato prova un forte senso di smarrimento e di disaffezione verso la cosa pubblica, talvolta finisce per votare prima un partito, poi un secondo provando tutte le soluzioni possibili.

L’elettorato politico non è più caratterizzato dall’Homo sapiens, bensì dall’Homo videns per dirla con Sartori che è rimasto pressoché colpito dalla tv e dai social media che si sono mostrati come dei potenti agenti di socializzazione. Tutto ciò ha avuto delle conseguenze sulla qualità del sistema democratico. 

Le nostre democrazie sono malate perché è il popolo ad essere affetto da una certa patologia, dunque per de Gregorio bisogna agire sul demos.

Come è stato giustamente osservato da Luca Picotti nella rivista Pandora, non si può pensare di risolvere il problema cambiando totalmente il popolo, semmai bisogna investire nei processi di formazione in modo da ottenere una classe dirigente il più preparata possibile poiché le sfide che attendono le democrazie occidentali sono molteplici e presenti su diversi fronti, interno ed estero.

Autore

  • Joel Terracina

    Ricercatore Istituto Gino Germani ex allievo del master in Global Marketing e Relazioni commerciali internazionali presso l’Università Guglielmo Marconi, autore del project work “La Guerra commerciale tra Usa e Cina e lo spionaggio economico industriale”.

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