Bufale d’autore. L’informazione italiana che si smarrisce sui social

Bufale d’autore. L’informazione italiana che si smarrisce sui social

Si dice che la tv faccia vedere allo spettatore medio ciò che questo desidera guardare. Spazzatura, soprattutto. Frivolezze, pettegolezzi o comunque roba che scende giù senza troppo impegno. È verissimo, in effetti. Verissimo e sacrosanto se si segue una logica puramente di mercato da misurarsi in percentuali di share.

A che serve, infatti, mandare in onda uno speciale su Mozart che guarderanno in pochi quando una prima serata del Grande Fratello fa il pieno di ascolti?

In ogni caso, non è sulla tv che voglio insistere. Un fatto molto simile accade infatti per i quotidiani, soprattutto per quelli che hanno una pagina Facebook attiva e sponsorizzata.

Sulla creatura social di Zuckerberg, oltre alle condivisioni di bufale operate da siti d’informazione fasulli, a farla da padrone sono quelle che io definirei “le bufale d’autore.”

Sto parlando di quelle notizie che notizie non sono, ma che vengono “linkate” dai grandi quotidiani a ritmi incalzanti con l’ormai celebre tecnica del “clickbait.”

C’è quel titolo che sembra stimolante, che pare preannunciare una grande indiscrezione. Ci clicchi sopra e scopri di essere finito dentro una banalissima notizia di cronaca rosa già letta anche sulle pareti di casa.

Il guaio è che se fino a pochi mesi fa il clickbait era ad appannaggio di siti tarocchi nati solo per lanciare bufale nell’etere e portarsi a casa like con l’inganno, adesso, sotto quegli articoli compare spesso la firma di “quotidiani d’autore.”

Nella lunga e triste storia del Covid, il ruolo peggiore spesso lo ha recitato la nostra informazione. La caccia al click ha dato un sonoro calcio nel sedere al dovere della corretta informazione. Alla professionalità. Alla dignità, per giunta.

Per giorni la mia home è stata piena di articoli che rimandavano a link tutti uguali. Nessuna vera notizia, solo rimescolamenti di cose già dette, con titoli fasulli.

Aprire un qualsiasi giornale online significava trovare, al posto delle notizie, i pallottolieri dei contagiati. Le mappe. Le dieci cosa da fare e quelle da evitare.

In alcuni casi sembrava di assistere in diretta ad un’asta, di quelle che si vedono nei film.

– Qualcuno dice 121?

– 120 e uno e due e…

– 122, a 3 km da Bergamo!

– Bene, 122. Nessuno dice 123?

Tutto questo da quotidiani autorevoli, mica dal “Gazzettino di Roccasecca.”

Quei giornali che comprava sempre mio nonno, ogni santo giorno. Erano, per lui, i fogli seri ed autorevoli dove informarsi. È lui che mi ha trasmesso la voglia di leggere e poi, di conseguenza, quella di provare a scrivere.

Sono contento che una degenerazione tale lui non possa più vederla.

E la colpa, in questo caso, di chi è? Forse vale il discorso che facevano prima per la tv spazzatura. I quotidiani danno in pasto ai facebookiani quello che i facebookiani vogliono mangiare. Bufale, si. Però d’autore.

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